mercoledì 15 dicembre 2010
Gassman figlio, ottimo padre
"Roman e il suo cucciolo" riscritto da Erba, il testo ebbe successo con De Niro.
In Roman e il suo Cucciolo Alessandro Gassman dà un' altra prova della sua maturità, non solo di attore. Le cose notevoli, nel suo nuovo spettacolo, non sono poche. Comincio dallo sconosciuto autore: Reinaldo Povod a 17 anni si era fatto notare con il primo testo teatrale. Ma nel 1986 Cuba and His Teddy Bear ottenne un enorme successo: ne erano interpreti Robert De Niro e Burt Young. Fu proprio questo risultato (così il programma di sala) a rovinarlo. Scrisse una sola altra commedia e, nel 1994, a 34 anni, morì a Brooklyn. La seconda cosa notevole è la traduzione di Edoardo Erba. Più che una traduzione, una riscrittura, quasi un' opera originale. I cubani emigrati a New York dopo la rivoluzione castrista ora sono i rumeni fuggiti in Italia dopo la morte di Ceaucescu, nell' 89. Straordinaria è la capacità di ascolto di Erba, straordinario il suo mimetismo. I personaggi parlano in un italiano storpiato, una lingua quasi nuova: la riconosce chi abbia dimestichezza con i rumeni. Non bastasse, gli interpreti della commedia danno il meglio di sé nel pronunciarla, questa lingua; e, ancora di più, nella velocità della pronuncia. Come i rumeni, quasi temessero di non essere capiti o quasi non lo volessero per timore di essere giudicati, sono così rapidi da mangiarsi le parole, la parte finale di una parola, quella che segue a sopraffare quella che precede. La terza cosa notevole l' ho appena suggerita, la qualità degli interpreti: non celeberrimi, ma bravissimi nella concertazione oserei dire musicale del testo. Infine c' è lui, Alessandro, primo attore e regista. Colpisce che egli interpreti la parte di Cuba, ovvero di Roman, il padre. Non è Alessandro un figlio per eccellenza? Il bello invece è proprio che sia un padre. Nelle sequenze iniziali ci sconcerta, poi ne prendiamo atto, Alessandro è cresciuto, l' ho già detto, non solo come attore. I padri giovani non sono frequenti. Ma a più di 40 anni si può benissimo avere un figlio adolescente e, come nella commedia di Povod/Erba, i malintesi possono essere tanti, fino a risultare insormontabili. In Roman e il suo Cucciolo non succede niente di importante fino a pochi minuti dalla fine. Una o due lunghe giornate in canottiera e pantofole, buttati su un miserabile divano e su una poltrona sfondata. Roman è uno spacciatore. Geco è l' amico lasciato dalla moglie e Cucciolo è il ragazzo che vorrebbe uscire dal ghetto della Casilina in cui il padre vive. Ma che esempi ha, Cucciolo? che speranze? L' unico suo amico, un certo Che (con il basco!) è un paroliere un tempo approdato a San Remo e ora, diciamo così, esperto in eroina. «Aiutami tu», gli chiede Cucciolo; e il disgraziato gli ficca un ago in vena. Il dramma precipita quando Roman si accorge di ciò che Cucciolo sta facendo della sua vita. Per farsi capire dal figlio, lui che sa solo vendere merci proibite, non riesce a dimostrare i propri reali sentimenti altro che attraverso un gesto estremo. Naturalmente, in questa conclusione il brillante dialogato della commedia svela il suo senso non già critico ma sentimentale; ed è proprio in questo punto di rottura che i temi di Roman e il suo Cucciolo - la droga, o la convivenza tra etnie diverse, una più feroce dell' altra, o l' incomprensione tra padri e figli - perdono di vigore. Ma a rendere tutto credibile ci sono la regia e l' interpretazione di Gassman e dei suoi compagni: Manrico Gammarota, che è Geco, Giovanni Anzaldo, che è Cucciolo, Sergio Meogrossi, Matteo Taranto, Natalia Lungu e Andrea Paolotti.
FRANCO CORDELLI
dal Corriere della Sera, 21 marzo 2010 -pagina 46
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