mercoledì 15 dicembre 2010

Il jogging esistenziale di due podisti


In Maratona di New York di Edoardo Erba due aspiranti concorrenti si confrontano con la vita


E' un testo leggendario Maratona di New York, un' opera prima lieve, divertentee drammatica che portò fortuna a Edoardo Erba quando debuttò in quel 1992 come autore teatrale, perché il suo testo sarebbe stato subito premiato in Italia e rapidamente tradotto in varie lingue per essere recitato in tutto il mondo. A questo boom ha certo contribuito il tema, che vede due ragazzi allenarsi nel proprio paese alla mitica gara suggerita dal titolo, senza peraltro mostrare nessun riferimento organizzativo o pratico a quella meta, mentre i protagonisti si deliziano di fare riferimenti scolastici alle origini di questa gara, introdotta dall' antica Ellade alle Olimpiadi per onorare la marcia di Fidippide da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria navale contro l' invasore persiano. Ed è impegnativo l' allenamento notturno che spinge, svariati mesi prima della gara, ciascuno sulla propria corsia, davanti allo scorrere distraente di un video panoramico,i due aspiranti concorrenti interpretati da Cristian Giammarini e Giorgio Lupano, entrambi quasi quarantenni e impegnati pure come registi nello spettacolo del Teatro delle Marche visto al Puccini, timorosi dal principio alla fine del crampo che può interrompere da un momento all' altro una fatica non fittizia. E la crudeltà dell' autore colora inesorabilmente la rincorsa da fermo della coppia affidandoa ciascun candidato una pioggia di parole che, dentro e fuori dal sogno, rivangano la storia umana o si soffermano sullo stato di salute dei due atleti, ma sono in realtà destinate a imprimere un impulso ritmico ai movimenti di entrambi, bravissimi anche nel differenziare la loro forma fisica prima che uno dei due (ovviamente quello che appariva il più sicuro) crolli al tappeto colpito da una crisi forse definitiva, come si addice a un dramma che, fingendo di narrare una piccola storia, tocca la nostra realtà nel profondo.

FRANCO QUADRI

da Repubblica Milano, 28 maggio 2010 pagina 18

Nessun commento:

Posta un commento