domenica 27 marzo 2011

La scomparsa di Franco Quadri



Non avrei mai voluto scrivere questo post. Ieri sera Franco Quadri se n'è andato. Alcune persone sono insostituibili e lui era una di quelle. Per cinquant'anni è andato a teatro quasi tutte le sere. Era la sua professione, certo, ma era prima di tutto una travolgente passione. Viscerale, vissuta da tifoso, da partigiano, da combattente. Un critico sì, ma sempre schierato: non c'era mai fasulla imparzialità nelle sue riflessioni, c'erano una carica e un amore per il Teatro che nessun altro aveva. Fosforico nell'intelligenza, acuto nei giudizi, ironico, divertente, ma soprattutto generoso. Franco era così. Mi ha onorato - l'espressione è un po' vecchia, ma non ne trovo altre - della sua amicizia per dieci anni. Era un editore come non se ne trovano, con lui ho firmato un contratto che prevedeva solo diritti per me e solo compiti per lui. L'ultima volta che l'ho visto nella sede di Ubulibri era il ventiquattro dicembre di quest'anno. Mi ha regalato l'ultima copia di Maratona di New York che aveva in magazzino. E ha scritto a matita sulla prima pagina: "A Edoardo con affetto l'ultima copia del suo capolavoro in attesa di ristampa e ovviamente di nuovi capolavori". Cercherò di darti retta. Grazie, Franco. Con affetto
Edoardo Erba

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